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Introduzione

In questo articolo, vorremmo fornire il nostro parere circa la correlazione di termini ampiamente utilizzati nel mondo della cosmesi. E consentiteci di farlo non in pochissime parole ma sviluppando alcuni concetti a noi cari. Partiamo dalla definizione dell’aggettivo “naturale” presa da un vocabolario della lingua italiana, selezionando, tra le varie accezioni, quelle che sembrano maggiormente pertinenti rispetto all’ambito della cosmesi.

Naturale – Dal lat. natura¯le(m), deriv. di natu¯ra ‘natura’
1 della natura; relativo alla natura;
2 che deriva dalla natura; che si ha per natura: qualità naturali; desideri, necessità naturali; avere una naturale inclinazione per qualcosa | diritto naturale o di natura, quello che si considera intrinseco alla natura umana e indipendente dalle norme del diritto positivo | giudice naturale, quello che per legge è competente a giudicare ‘ confini naturali, quelli segnati da montagne, fiumi ecc., che possono non corrispondere ai confini politici ‘ figlio naturale, nato da genitori non coniugati | parto naturale, eutocico | morte naturale, dovuta a malattia o vecchiaia (opposta a morte violenta) ‘ vita natural durante, per tutta la vita.

Cos’è naturale? Spieghiamolo con un esempio

cosmesi-naturale1 Al di là della semantica, pur preziosa come punto di partenza, per sviluppare il concetto conviene ricorrere ad un esempio. Supponiamo di coltivare nel nostro orto degli ortaggi, a titolo di solo esempio, dei pomodori. Spontaneamente, tendiamo ad associare a tale frutto della terra l’aggettivo e il concetto di “naturale” per svariati motivi: il pomodoro è un prodotto della terra, lo abbiamo coltivato noi stessi, abbiamo rispettato l’andamento delle stagioni piantandolo al momento opportuno e via dicendo.Soffermatevi per un solo secondo a riflettere sull’intero “processo”. Cosa c’è di naturale in quella pianta di pomodori nel nostro orto? I semi sono stati forse portati dal vento o da animali? La pianta sarebbe cresciuta rigogliosa senza l’aiuto di sostegni che la mantenessero eretta? Pensiamo che sarebbero bastate le piogge naturali (senza l’aiuto dell’irrigazione) per far generare alla pianta dei “frutti” così pieni e maturi? Naturalmente la risposta è NO per ognuna di queste domande.

In altre parole, nulla di tutto quello che abbiamo creato è derivato da un processo strettamente naturale ma, anzi, da una riproduzione di un fenomeno naturale (la crescita di una pianta) opportunamente guidata dalla nostra opera.
Bene. Abbiamo capito che, in tale processo, di “naturale”, spontaneo, relativo alla sola opera della natura non c’è nulla. Eppure continuiamo ad attribuire al nostro meraviglioso pomodoro molte positive qualità che associamo al concetto di “naturale”. Perché? Perché, per continuare nel nostro esempio, sappiamo che non abbiamo utilizzato pesticidi di cui la buccia potrebbe essere intrisa, che non abbiamo impiegato concimi chimici di cui la pianta si è nutrita, che non abbiamo utilizzato acqua sporca per annaffiarla.
Detto in altre parole, consideriamo quel pomodoro “naturale” perché lo riteniamo buono per la vita, per il nostro sostentamento e privo di qualsiasi rischio per la nostra salute. Molto bene.

In estrema sintesi, consideriamo intuitivamente “naturale” qualcosa:

• che ha subito poche variazioni, pur riprodotte artificialmente, rispetto ad un “processo” naturale;
• su cui non si è fatto uso di sostanze “secondarie” (es. pesticidi) che facilitano il processo ma che possono provocare fastidi alla salute.

Questo, dunque, è il punto e il nocciolo centrale del nostro ragionamento.

Avrete forse avuto la tentazione di pensare che la nostra tesi fosse “anche artificiale, tutto va bene”. Al contrario, il punto di partenza è che, nella impossibilità teorica e pratica di poter riprodurre in toto un qualsiasi fenomeno naturale, dobbiamo tuttavia tenerci il più possibile vicino a questo, senza interferenze o aggiunte artificiali, per poter considerare il risultato di questo processo “buono per la vita”.

La cosmesi “naturale”

cosmesi-naturale2 Poniamoci allora la stessa domanda per un qualsiasi cosmetico in circolazione. Cosa c’è di naturale in un cosmetico?
Pensiamo che un cosmetico contenga fiori colti e messi nel flacone o erbe strappate e messe in un vasetto?
Non è più ovvio pensare ad una trasformazione, più o meno complessa, di “oggetti” (principi attivi) naturali attraverso uno o più passaggi di laboratorio? Per quanto la scienza del marketing si sforzi di usare, anche impropriamente, l’aggettivo “naturale”, dobbiamo rassegnarci al principio che di strettamente naturale (ovvero raccolto in natura ed utilizzato senza alcuna trasformazione) in un qualsiasi cosmetico troveremo ben poco se non nulla.Questo, tuttavia, è il punto di partenza cruciale per la formulazione di prodotti di ottima fattura e qualità.

Chi formula prodotti cosmetici, infatti, pur rinunciando in partenza e per definizione all’utilizzo di principi attivi presi direttamente in natura e privi di qualsiasi trasformazione, può e deve porsi due problemi:

• quanto vicino ad principio attivo naturale voglio mantenermi, evitando trasformazioni lunghe o complesse del principio attivo stesso;
• quanto voglio evitare l’uso di sostanze chimiche “secondarie” che certamente facilitano enormemente il processo di formulazione e lo rendono infinitamente più economico ma che possono avere ricadute di lungo periodo sul benessere dell’utente finale.

In sintesi: come il nostro salutare e bel pomodoro dell’esempio precedente, quanto fortemente desidero che il cosmetico sia “naturale” ovvero “buono per la vita”?

“Eu-biotico” significa esattamente questo: buono per la vita. E pensiamo fermamente che i cosmetici prodotti nel rispetto pieno dei principi dell’eubiotica siano quanto di più vicino al nostro concetto intuitivo di “naturale” esista.

La qualità dei cosmetici naturali

cosmesi-naturale3 Molto spesso, ci troviamo a confrontarci piacevolmente con clienti ed estetiste che in una normale dialettica oppongono argomentazioni del tipo “io utilizzo solo prodotti naturali”. Conviene, qui, scendere un pochino nel dettaglio affinché le sole diciture di marketing non siano l’unico principio guida nella scelta di un cosmetico.A titolo di esempio, nella maggior parte dei casi, la presenza di uno o più estratti in un prodotto giustificano una dicitura di “naturale”. Pertanto, un prodotto con dentro camomilla e calendula è “naturale” per definizione. Conviene forse approfondire qualche argomento prima di definire “naturale” e, dunque, “buono per la vita” un cosmetico con una bella etichetta.

Gli estratti delle piante possono essere fatti in diversi modi. Ricorrendo ad esempi classici, diremo che a seconda del tipo di principio attivo da estrarre e a seconda del fatto che sia idrosolubile (solubile in acqua) o liposolubile (solubile in grassi), i metodi tradizionali prevedono l’uso di acqua o olii affinché il principio attivo passi in soluzione in questi e, successivamente, possa essere isolato.

L’industrializzazione ha portato processi ben più rapidi, efficienti, economici e produttivamente vantaggiosi. Tra gli altri, attualmente, il processo più largamente utilizzato è l’estratto glicolico. Esso è realizzato attraverso propylene glicol e tale processo presenta indubbi vantaggi. Il più eclatante di tutti, oltre alla rapidità del processo, è la possibilità di conservare estratti glicolici per mesi o anni dopo la loro produzione.

Tuttavia, esistono alcuni inconvenienti non di poco conto: il propylene glicol è di derivazione petrolifera, i residui di questa sostanza nella lavorazione veicolano alcuni principi in tutta la pelle, inclusi alcuni ingredienti abbondantemente presenti in molte preparazioni e che mai vorremmo presenti nel nostro organismo. Dunque, a nostro avviso, un estratto glicolico non può far parte di un cosmetico prodotto nel rispetto di rigidi principi qualitativi.

Parliamoci chiaro: mettere in un cosmetico un estratto glicolico di due/tre piante è enormemente più facile che eseguire estratti in maniera tradizionale (estrazioni lunghe e faticose), con l’obbligo di utilizzarli “freschi” (entro poche settimane) per evitare la perdita delle qualità del principio attivo e col rischio, spesso concreto, che a seconda della stagione il principio attivo estratto cambi colore ed odore. Tale fatto, pur largamente comprensibile e per certi versi accettabile, non fa tuttavia parte di una logica industriale che richiede una ripetitività di un processo e l’uguaglianza, nel tempo, del prodotto finale.

Mille altri esempi possono essere fatti per molti dei preparati cosmetici e sugli ingredienti in essi utilizzati. Scopriremo in questo modo un universo di necessari calcoli economici e di conseguenti compromessi.

Conclusioni

Nella formulazione della linea “Eubiotika”, noi non siamo scesi ad alcun compromesso. Un unico principio ha guidato la progettazione dei nostri cosmetici ovvero lo studio maniacale di ogni singolo componente e lo stretto rispetto del principio eubiotico: il principio del “buono per la vita”.

Proprio per questo siamo assolutamente convinti che i nostri cosmetici rappresentino, non solo intuitivamente, quanto di più vicino ad un nutrimento naturale per la pelle esista.

Scriveteci e chiedeteci di più. Abbiamo molti esempi da discutere insieme. Saremo ben felici di potervi rispondere.


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